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Il bivio di Sessano


SUBUNO E SUBDUE
PER IL BENE COMUNE DI NOVEMBRE 2015

 
Penso che sia venuta dal parco nazionale d’Abruzzo. Era una iena. Stava fuori dalla baracca di zinco e alluccava come se fosse un porco a dicembre. Io e Ruzzone l’abbiamo preso per un segno di malaugurio. E infatti, mentre lui si faceva la barba nel SubUno della baracca, io mi croccavo una mezza Peroni nel SubDue. Ma tra SubUno e SubDue c’è stata una frattura. Sarà stata la Tintilia, sarà stata l’aria che veniva dalla zona industriale… sta di fatto che Ruzzone ha cominciato a parlare a vanvera e mi ha detto che dovevo uscire dalla baracca e che pure la zona che di solito occupo io, la SubDue, era sua.

Pensavo che scherzasse, ma dopo un quarto d’ora è venuto un poliziotto di quelli a pagamento e ha detto che doveva cambiare il codice al cancello. Solo che la baracca si chiude con una maschiatura, una catena e un lucchetto. Così ha cambiato il lucchetto e ha dato le chiavi solo a Ruzzone e io con le chiavi del vecchio lucchetto, da quel momento, ci potevo fare solo la scapece.

Ma a ottobre non è successo solamente questo. Il giorno 23, a Trivento, si sono incontrati i presidenti delle regioni Abruzzo e Molise e hanno detto che le aree interne non si devono internare ancora di più e per fare questo bisogna fare riferimento a una enciclica di papa Leone tredicesimo. Cioè bisogna tutelare la scuola, la sanità, l’assistenza sociale e il trasporto pubblico. Poi bisogna potenziare le strutture materiali e immateriali che sarebbero “la viabilità, la connessione veloce, l’utilizzo dell’acqua, gli incentivi a favore dell’agricoltura di qualità, dell’artigianato e del turismo”. Poi hanno detto pure che bisogna salvaguardare i presidi dello Stato. Insomma, quando si sono salutati non tenevano più niente da dirsi perché avevano detto tutto quello che si poteva dire e lo hanno schiaffato dentro a un documento congiunto. E lo hanno fatto congiunto perché si sono accorti che se ne facevano due di documenti, uno per l’Abruzzo e uno per il Molise, non ci stavano più le cose da dire perché le avevano tutte messe dentro al primo.

Il problema mo è vedere come fare per fare le cose che hanno detto che bisogna fare. Che il problema è sempre quello. Pure noi, alla Cantina Iammacone, diciamo che in Molise bisogna fare questo e bisogna fare quello. Ma poi finisce che, mentre parliamo, arriva qualcuno e organizza il tressette e dopo il tressette bisogna menare il quarto. E una volta che abbiamo deciso chi è il Padrone e chi è il Sotto è difficile che qualcuno ricaccia il discorso che stavamo facendo prima. E così il Molise rimane tale e quale.

Qua più si invecchia e più crepiamo di tristezza a vedere quello che facciamo noi molisani. Mi sa che pure quest’anno andiamo al convegno che si fa a Larino con il solito titolo: “Anziani, quale futuro?”. E mi sa che pure quest’anno Ruzzone presenta la stessa relazione che tiene un titolo che è già una risposta: “La morte”.



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