FABIO MAGALINI

«Bella gente, brutta guerra», un articolo di Fabio su GQ

Fabio ci segnala un «miracolo»:

UGANDA 19/5/2004 2:22
DECINE DI RIBELLI SI ARRENDONO A PAJULE
Peace/Justice, Standard

A Pajule, nel distretto nordugandese di Pader, 77 ribelli, 30 dei quali armati, si sono consegnati alle competenti autorità: alcune settimane fa, anche a Gulu e in Sudan erano accaduti episodi analoghi ma il gruppo di oggi è in assoluto il più consistente. Pajule si trova 40 chilometri a sud di Kitgum , sulla strada per Lira, ha una popolazione di 15.000 persone ed è nota non solo per il suo campo profughi ma soprattutto per il sacrificio di due missionari comboniani uccisi nella zona dai ribelli del sedicente Esercito di Liberazione del Signore (Lra) il 29 gennaio del 1990 (Egidio Biscaro) e il 1° ottobre 2000 (Raffaele Di Bari, sepolto accanto alla chiesa locale). A partire dal 2001, quasi che il martirio dei due sacerdoti avesse lasciato un segno speciale, Pajule è diventata famosa anche come centro prescelto dai ribelli – noti come ‘olum’ ( cioè ‘erba ‘ in lingua acholi) - per abbandonare la loro assurda lotta armata che terrorizza soprattutto la popolazione civile avendo fatto negli anni almeno centomila vittime e rapito 25.000 minori. “E’ una buona notizia a cui speriamo ne seguano altre” ha detto alla MISNA padre Carlos Rodriguez Soto, portavoce dell’archidiocesi di Gulu, impegnate dal 1991 per una soluzione pacifica del conflitto. La notizia della resa dei ribelli è giunta un giorno dopo una conferenza-stampa per la presentazione a Kampala del ‘Premio Niwano per la pace attribuito dal Giappone all’ “Acholi religious leaders peace initiative”, il programma di pace dei capi religiosi Acholi in cui tanta parte ha avuto nel tempo lo stesso padre Carlos. Da altre fonti la MISNA ha anche appreso che tra i ribelli arresisi a Pajule ci sarebbe anche il comandante Okot Odyambo che, almeno secondo notizie di un anno fa, sarebbe stato a capo di una delle cinque brigate in cui sarebbe diviso lo Lra, una formazione denominata Trinkle. L’ingresso a Pajule dei ribelli, seguiti dalle famiglie, si è svolto in maniera addirittura festosa, con una marcia improvvisata nell’abitato e canti che si levavano dalla popolazione. Sono seguite telefonate dei ribelli ai cellulari, forse per comunicare ad altri il successo dell’ “operazione di resa” e invogliare eventualmente anche altri a seguire la stessa strada.[MB]

Fabio ci scrive (6 maggio 2004)

Carissimi,

(...) Buone notizie: ho una nuova storia da scrivere.

Salutatemi tutti gli studenti, e ringraziateli ancora per la scelta delle letture alla presentazione. Erano esattamente le stesse che avrei scelto io.

A PRESTO.

Fabio.

 

Riceviamo da Fabio Magalini
Un missionario comboniano è stato ucciso da sconosciuti nel Nord Uganda. Lo riferiscono fonti della MISNA, precisando che stamane è stato rinvenuto nella missione di Layibi, alla periferia di Gulu, il corpo senza vita di padre Luciano Fulvi, 76 anni, originario della diocesi di Pescia, provincia di Lucca. Al momento non si conoscono i particolari dell'aggressione che potrebbe essere avvenuta già ieri sera, in quanto un suo confratello, prima di andare a dormire, aveva rilevato che la porta della stanza di padre Fulvi era accostata. Il corpo è stato rinvenuto in una pozza di sangue, con accanto un coltello. Il superiore generale dei comboniani, padre Teresino Serra ha espresso il cordoglio del suo Istituto ai familiari del missionario, ricordando che il sacrificio della vita per la causa di Cristo è la forma più alta di testimonianza cristiana.

 

L'APPELLO DEI MISSIONARI DOPO L'UCCISIONE DI PADRE LUCIANO FULVI

"Prendendo atto dell'insicurezza e della miseria determinata dalla sanguinosa guerra civile esplosa alla fine degli anni '80, avvertiamo la responsabilità di rivolgere un accorato appello alla comunità internazionale, nelle sue molteplici componenti, affinché si mobiliti in favore della stremata popolazione civile, sottoposta quotidianamente a inenarrabili vessazioni da parte di numerose bande armate".
I missionari comoboniani si rivolgono con un appello alla comunità internazionale dopo la tragica uccisione di padre Luciano Fulvi, avvenuta nella missione di Layibi.

"Anzitutto ci rivolgiamo alle autorità di Kampala affinché facciano luce su questo doloroso episodio di cui è stato vittima padre Fulvi" recita il comunicato "auspicando un maggiore impegno governativo nel garantire l'incolumità di tutti coloro, laici e religiosi, che vivono nei distretti settentrionali del Paese.

Al governo di Khartoum imploriamo di impedire i rifornimenti di armi e munizioni destinati ai ribelli nordugandesi del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), assicurando alla giustizia internazionale coloro che hanno commesso crimini contro l'umanità, primo fra tutti il leader dello Lra, Joseph Kony, responsabile del sequestro di oltre 25mila bambini reclutati forzatamente nel suo movimento e di un inaudito bagno di sangue che è costato la vita ad oltre 100mila persone.

Chiediamo inoltre al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, All'Unione Africana (Ua) e alla Commissione dell'Unione europea (Ue) di inserire nelle loro rispettive agende questo ‘conflitto dimenticato' studiando opportune iniziative diplomatiche che possano fermare questa assurda spirale di violenza. A tale riguardo è doveroso includere il tema del conflitto nordugandese nel programma negoziale tra il governo sudanese e il movimento dell'Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla), consapevoli dei risvolti regionali della guerra in atto dal 1983 nelle regioni meridionali del Sudan. Inoltre, con amarezza constatiamo la grave disattenzione della stampa internazionale sulle guerre africane, invitando tutti gli operatori dell'informazione a dare voce ai popoli sofferenti del Continente. Siamo certi che il sacrificio di padre Fulvi e di altri 14 missionari appartenenti ai nostri istituti, consumatisi in terra ugandese nell'arco di questi ultimi trent'anni, rappresenti uno straordinario segno di fratellanza universale. San Daniele Comboni protegga l'Uganda!"


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Fabio Magalini

Una recensione su Hideout

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Care letture effervescenti,

scusate il ritardo, ma sono tornato soltanto ieri dall'Uganda. La situazione laggiù è sempre grave, ed anche di questo vorrei parlarVi nel nostro incontro. Abbiamo riportato immagini e notizie dure. Per me il 23 va bene, in linea di massima
Grazie di tutto

8 febbraio 2004

Fabio Magalini

                                                                                                                                                         

Un vecchio messaggio di Fabio

Cari lettorieffervescenti,

volevo ringraziarVi per la segnalazione del mio romanzo sul vostro sito. Fa sempre piacere. Sopratutto se il libro serve anche per sensibilizzare i ragazzi sui drammi di altri ragazzi, altrove. Ripartirò con gli altri volontari per l'Uganda il 9 gennaio, per ritornare in Italia un mese dopo. Consideratemi a vostra disposizione per qualsiasi informazione. O per un eventuale incontro da voi, al di fuori delle date in cui saremo fuori.

Un grazie ed un complimenti ancora per le vostre pagine.

Fabio Magalini

 

Strage in Uganda
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SULL'UCCISIONE DI
PADRE LUCIANO FULVI

News Italia Press
Corriere della Sera
Nigrizia
BBC news
CNN
TGcom


I

Pajule Catholic Mission - 03:30

Da lontano, sento arrivare un rumore. È il rumore di un camion pesante, seguito dal rombo di un altro. Dall'oscurità vedo spuntare dei fari, due coppie. Li vedo avanzare incolonnati sulla strada tra gli alberi.
Presto. Sento una voce, mentre le immagini si fanno confuse, minacciose. Li vedo. Stanno arrivando.
Vedo volti neri, sotto elmetti calzati. Sguardi feroci, occhi gialli. Mani sudate, attorno a canne di fucili. I fucili sono automatici. Sobbalzano nelle mani degli uomini, stipati nei camion che si avvicinano.
Fuggite. C'è urgenza nella voce.
Il rumore avanza. I fari diventano un sole. Il rumore diventa un ruggito. Loro, sempre più vicini.
Presto!
Apro gli occhi. È buio. C'è silenzio. Sono sveglio? mi chiedo. Lentamente riguadagno il respiro. Sudo.
Sono in Uganda.
In Africa, molta gente crede ai sogni. Li ascoltano, li raccontano, li ricordano, li interpretano, li seguono. Da quando sono qui, anche io ho di questi sogni. Anche io adesso ci credo.

Presto! C'era urgenza nella voce del sogno. Allora non pensai. Non ebbi dubbi. Avevo acceso la luce, m'ero infilato le scarpe, avevo fatto la borsa, trovato le chiavi del Toyota e m'ero avviato alla porta. Poi ero uscito all'aperto nella notte calda. Sospese appena sull'orizzonte verso occidente, vidi le luci della città di Gulu, nascosta in fondo a miglia e miglia di boscaglia scura. L'aria odorava di terra fresca.
Mi guardai attorno. Il cortile della missione era vuoto e silenzioso, sotto la luce della luna alta in cielo.

© 2003 Gruppo Mursia Editore



ROMA, 31 MARZO 2004 - Un missionario italiano, padre Luciano Fulvi, e' stato ucciso nella notte nel Nord dell'Uganda. E' quanto hanno reso noto noti dell'agenzia missionaria Misna spiegando che il religioso dei Comboniani era nato 76 anni fa a Pescia. Dalle prime ricostruzioni il missionario sarebbe stato ucciso nel corso della notte con un colpo di arma da taglio durante una rapina.

«È un grande dolore per tutti noi. Lo avevo sentito pochi giorni fa ed era sereno». Così si è espresso il vescovo di Pescia (Pistoia), mons. Giovanni De Vivo, di fronte alla notizia dell'uccisione, in Uganda, del missionario comboniano padre Luciano Fulvi. Il sacerdote assassinato era originario dì Uzzano, sempre in provincia di Pistoia, dove era nato il 15 maggio del 1928. In Africa, padre Fulvi aveva vissuto gran parte della sua vita.
Tuttavia - aggiunge il vescovo di Pescia - «egli era nato qui e con la sua diocesi era sempre rimasto in contatto, tanto che lo scorso anno aveva celebrato con noi il 50* del suo sacerdozio».

Mons. De Vivo ha ricordato anche che padre Fulvi, «pur non avendo paura, era cosciente della situazione intricata e difficile del Centro Africa». A Pescia si è appreso che la diocesi gli inviava anche «aiuti economici» per la sua missione. In Italia, nel 2000, il missionario aveva partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù, celebrata in occasione del Giubileo.

Padre Luciano Fulvi era attualmente impegnato nella pastorale vocazionale nella missione Layibi. Come ricostruisce l'agenzia dei missionari comboniani Misna, nel Paese africano egli era arrivato per la prima volta nel 1956 e si era trattenuto fino al 1964. In seguito, padre Fulvi era tornato in Inghilterra e Scozia fino al 1990, per poi ripartire alla volta dell'Uganda, ultima tappa del suo percorso missionario.
Con la morte di padre Fulvi, sono 14 i missionari comboniani e una comboniana uccisi nell'arco degli ultimi vent'anni in varie circostanze in Uganda

da LA NAZIONE


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